14 settembre, l'omelia del nostro Assistente ecclesiastico

Omelia per la Messa con la Compagnia del preziosissimo Sangue – Festa dell’Esaltazione della Santa Croce – cripta di Sant’Andrea
Questa festa ricorda il 14 settembre del 335, quando una numerosa folla di fedeli si raccolse a Gerusalemme per la dedicazione della basilica del Santo sepolcro restaurata da Costantino. In quella celebrazione si ricordava anche il ritrovamento del legno della croce. Da allora, ogni anno veniva celebrata questa memoria a Gerusalemme ed al termine della Messa il sacerdote alzava la croce mostrandola verso i quattro punti cardinali per indicare l’universalità della salvezza. Ma com’è possibile esaltare uno strumento di supplizio, al punto da riservargli un punto da riservargli un giorno di festa? Oggi la Chiesa nell’esaltare la santa croce vuole esaltare l’indicibile amore di Gesù per ognuno di noi. Ecco perché è davvero una cosa buona rendere grazie a Dio per la croce. Il prefazio della Messa di oggi dice: <Nell’albero della croce tu, o Dio, hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgesse la morte di là risorgesse la vita>. Ecco perché è una cosa giusta esaltare la croce; su quel legno è stato sconfitto una volta per sempre l’amore a se stessi e trionfa definitivamente l’amore per gli altri. La croce perciò è come la sintesi, o meglio il culmine dell’amore di Gesù per noi. Egli, come scrive l’apostolo Paolo nell’inno della lettera ai Filippesi iniziò il suo cammino verso la croce da quando <non ritenne un privilegio l’essere con Dio>. Per amore svuotò se stesso, assumendo una condizione di <servo>; per amore <umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce>. Il Padre stesso si è commosso per tale amore disinteressato del Figlio al punto che <lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni altro nome>. Sulla croce la morte e la vita si scontrano per l’ultima definitiva battaglia e la combattono nel corpo stesso di Gesù. Egli muore. Ma con lui muore anche l’amore per se stessi. Tutto, da sotto ed accanto alla croce gli gridano <Salva te stesso>. Ma Gesù porta fino in fondo il peso del peccato. Egli che è venuto per salvare gli altri, non poteva salvare se stesso. Il suo vangelo è esattamente l’opposto. <il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire> (Mt 20,28). Gesù avrebbe potuto evitare la morte; bastava dar retta a Pietro e agli altri discepoli che lo dissuadevano dall’andare a Gerusalemme. Era sufficiente fare un piccolo accordo con Pilato che pure glielo aveva offerto, ma avrebbe rinnegato il suo vangelo che è esattamente l’opposto di quel che il mondo recita da sempre: <Salva te stesso>. Morendo in questo modo Gesù salva l’amore. E noi possiamo dire: finalmente c’è in mezzo a noi uno che ama gli altri più di se stesso; uno che è disposto a dare tutta la sua vita, fino a perderla per ognuno di noi. L’apostolo Paolo ci fa pensare ancora più profondamente quando dice: <Ora a stento si trova qualcuno che sia disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo é morto per noi (Rm 5,7-8)
Ne approfitto di questa celebrazione per darvi alcune provocazioni sulle quali vi chiedo di confrontarvi per tornare alle sorgenti della spiritualità della compagnia del Preziosissimo sangue. Ne ho parlato anche con il vescovo Marco. Ho l’impressione che la vostra compagnia abbia progressivamente avuto una deriva culturale. Con il termine cultura si intendono tre significati. Il primo è quello tratto dal mondo antico: educare, coltivare le persone attorno a dei valori condivisi come la giustizia, il bene, il bello. Un secondo significato di cultura è rendersi conto della nostra scala di valori che, ovviamente, non può che ispirarsi al vangelo di nostro Signore Gesù Cristo e alla Tradizione della Chiesa. Questo secondo significato del termine cultura è oggi importante perché può cozzare con altre scale di valori diverse ma vissuti da altri uomini con i quali ci si deve confrontare dialogando. Un terzo ed ultimo significato del termine cultura sono le opere d’arte che sono state prodotte nel corso dei secoli di storia del cristianesimo e che costituiscono, per dirla con il card Biffi, “i nostri gioielli di casa”. Mi sembra, a mio modesto avviso, che quest’ultimo significato del termine cultura abbia avuto il sopravvento. Probabilmente la memoria dei 550 anni dalla posa della prima pietra della basilica Concattedrale può darsi abbia accelerato questo fenomeno. Il vostro statuto dice che la compagnia deve produrre “spiritualità” e per fare questo i suoi membri devono avere attenzione alla cura della propria formazione. La spiritualità del preziosissimo sangue richiama la croce, il dono di sé, la testimonianza di una “Chiesa in uscita”, il posizionarsi sotto la croce prima di fare delle scelte. L’articolo 2 del vostro statuto al paragrafo C dice: <La compagnia ha lo scopo di favorire la formazione spirituale dei componenti>. Inoltre sempre al citato articolo, precisamente al paragrafo A, si parla di momenti di preghiera da vivere al cospetto della reliquia in momenti quotidiani e non solo nelle occasioni speciali. Durante le esposizioni come sarebbe bello vedervi in ginocchio a pregare magari predisponendo due inginocchiatoi invece che fare, passi il termine, le sentinelle. Di certo avrebbe un impatto diverso su chi arriva in basilica più per turismo che per devozione, più per caso che per scelta. Anche durante il triduo pasquale, oltre al lodevole lavoro nell’organizzazione della processione, come sarebbe bello se, a turni, si aiutasse a mantenere un clima di silenzio durante le confessioni del sabato santo in basilica. Inoltre, sempre stando allo statuto, la compagnia ha degli obblighi morali. L’articolo 4 parla di accostarsi con frequenza ai sacramenti, di effettuare opere di misericordia. Lodevole è il vostro sforzo di restaurare tutto ciò che fa parte della storia del Preziosissimo, ma la compagnia si preoccupa dei poveri o di quelli che hanno perso il lavoro e sono in difficoltà economiche? In Avvento e in Quaresima come sarebbe bello se fosse costituita una cassa dove entrano il frutto delle vostre rinunce personali da consegnare al vescovo per un’intenzione di carità.
Sono solo alcune provocazioni sulle quali desidero che ci pensate e vi possiate confrontare. Per quanto riguarda il mio impegno, per quest’anno sospendo gli incontri di una volta al mese il sabato mattina sia per l’esiguo numero dei partecipanti, che per l’impossibilità a trovare un momento alternativo. Sarò presente nella celebrazione di San Longino ed, ovviamente, nelle aperture straordinarie dei sacri vasi, in modo particolare il venerdì santo. Per il resto vi prego di fare riferimento alle tante occasioni che la nostra diocesi propone: dal digiuno e preghiera dei venerdì di Quaresima con il Vescovo in Cattedrale, ai ritiri in preparazione al Natale e alla Pasqua che la comunità di Sant’Anselmo propone, alla lectio divina del mercoledì sui testi della domenica, agli esercizi spirituali diocesani nonché agli esercizi spirituali vissuti nel quotidiano. Basta guardare il sito della diocesi di Mantova per trovare tutti questi appuntamenti.
Che lo Spirito Santo che esce dalla bocca di Gesù nel momento della sua morte in croce, vi aiuti a verificarvi ed a trovare con serenità, pace e coraggio le sorgenti della vostra appartenenza alla compagnia del Preziosissimo sangue. Quanti vi hanno preceduto nel corso dei secoli, ed oggi sono nella comunione dei Santi, veglino su di voi.
Mantova 14 settembre 2022 don Renato Z.